giovedì 4 giugno 2015

Inquinamento mare, balneatore minaccia giornalista




ANTEFATTO

Il 6 aprile, giorno di Pasquetta, a Pescara crolla il muraglione di sostegno di un tratto del raccordo stradale "Asse Attrezzato" al quale è collegata la nuova tubazione che conduce le "acque nere" al depuratore. Il crollo ha provocato la la rottura della tubazione che per giorni ha sversato nel fiume ed in mare enormi quantità di liquami e di defecazioni di un'intera città. Per tamponare l'emergenza si è ricollegata la vecchia tubazione che per dimensioni e capacità non riesce a contenere tutto il flusso di liquami che, in qualche modo, dovrà pur sversare da qualche parte. 



IL FATTO

A seguito di tale sversamento l'ARTA ( l'Agenzia Regionale per la Tutela dell'Ambiente ) ha subito provveduto ad effettuare una serie di campionamenti delle acque marine. Dalle analisi è risultato un valore di inquinamento di circa il 500% superiore ai limiti stabiliti per legge. In conseguenza di questo si è prestata molta attenzione al livello di inquinamento in vista dell'inizio della stagione balneare. Il maggior quotidiano locale , IL CENTRO, ha riportato più volte la notizia degli esiti delle varie analisi che confermavano costantemente l'inquinamento, seppure con dati in calo ( essendo trascorsi quasi due mesi dallo sversamento di feci e liquami ) . 



Nessuna voce si è levata da parte delle "istituzionali" associazioni ambientaliste che sono sempre attente ( e lo sono state in passato ) sui dati di inquinamento del fiume Pescara e delle acque marine antistanti la spiaggia. Noi scrivemmo direttamente al quotidiano IL CENTRO per far presente questo "assordante" silenzio che continua tutt'oggi.


Una giornalista ha seguito la vicenda sin da subito. Non una giornalista a caso ma la addetta stampa dell'ex sindaco di Pescara, Luigi Albore Mascia, che in cinque anni di lavoro di comunicazione per il precedente sindaco riceveva puntualmente i dati dell'Arta sull'inquinamento del mare e riceveva le ordinanze della Capitaneria di Porto che imponevano, per legge, l'apposizione di cartelli di divieto di balneazione lungo i tratti di costa interessati, di fronte gli stabilimenti balneari. Il sindaco, quale prima autorità competente per la tutela della salute pubblica, provvedeva ad emanare ordinanze per l'apposizione di tali divieti. Ma quest'anno non è andata così. Pare ci siano state omissioni di comunicazione da parte di ARTA e Capitaneria fino al 2 giugno scorso, con la stagione alle porte e le calde temperature che hanno indotto i cittadini pescaresi ad andare al mare approfittando anche del ponte lungo.
La giornalista puntualmente ha scritto sul suo blog che l'attuale amministrazione avrebbe dovuto provvedere per tempo a comunicare alla cittadinanza il divieto di balneazione. Articoli diffusi via internet da parte dei lettori che si sono chiesti come mai ci fosse stata omissione da parte della Capitaneria ad emanare ordinanze, oppure la Capitaneria non era in possesso dei risultati delle analisi del'ARTA. In questo caso i lettori si sono chiesti il perchè l'ARTA non avesse comunicato i dati. Addirittura il direttore dell'ARTA ha dichiarato che " la situazione migliorerà gradualmente appena verrà demolita la diga foranea" che consentirà alle acque del fiume che trasportano liquami di sfociare in mare aperto. Da un tecnico non ci saremmo aspettati di ricevere una comunicazione di stampo politico qual è quella della scelta di abbattere la diga foranea inaugurata circa dieci anni fa. Ci saremmo aspettati una risposta da tecnico. Sarebbe come dire che se si ha un'unghia incarnita il podologo suggerisce scarpe aperte piuttosto che intervenire chirurgicamente.
Tutto questo nel silenzio delle associazioni ambientaliste che non vogliono le piattaforme petrolifere al largo della costa perchè "inquinano" e , soprattutto, nel silenzio degli stessi balneatori che si sarebbero dovuti preoccupare di tali livelli di inquinamento. Comprendiamo che i balneatori tengano molto alla propria economia ma qui ci sembra che si riproponga il caso ILVA di Taranto che vede il conflitto tra salute e soldi.
Ed è proprio da uno dei balneatori che sono arrivate le "velate" minacce alla giornalista per aver ripubblicato le notizie del quotidiano IL CENTRO che riportavano l'alto tasso di inquinamento del mare ed aver fatto presente che l'attuale amministrazione ha omesso di apporre i divieti di balneazione per l'incolumità dei bagnanti.


Nel frattempo, il vice sindaco continua a dire che la situazione si ristabilirà a giorni, come se avesse capacità precognitive o competenze tecniche per dirlo. Sicuramente la situazione si ristabilirà, non sappiamo quando, ma intanto l'omissione da parte del sindaco Alessandrini o di chi ne fa le veci ( ci verrebbe da dire ironicamente "le feci" , visto il contesto ) c'è stata. E c'è stata anche la "minaccia" . In Abruzzo non c'è la mafia perchè non si chiama Sicilia ?

Buona stagione balneare

P.S.:
teniamo ad informarvi che la giornalista è stata già vittima di un atto intimidatorio quando le bruciarono l'auto nel recinto di casa. Si potrebbe dedurre che i mandanti di tali minacce siano gli stessi ?
Senz'altro qualcuno starà ridendo sotto i baffi per quello che la giornalista sta subendo per il semplice fatto di riportare i fatti.
http://www.primadanoi.it/news/cronaca/546708/Incendio-distrugge-l-auto-dell-addetto.html






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