giovedì 5 novembre 2015

Le città militarizzate sono previste nel programma NATO-UO2020



Tutto procede secondo i piani della NATO per la URBAN OPERATIONS 2020 di cui riportiamo integralmente un intervento del dott. Antonio Camuso all'OSSERVATORIO SUI BALCANI di BRINDISI del 2009.

Ecco cosa riporta il “Rapporto Urban Operations in the Year 2020 redatto dalla RTO (Studies Analysis and Simulation Panel Group, SAS-030).
La RTO
, l’Organizzazione per la Ricerca e la Tecnologia della NATO è il centro di convergenza delle attività di ricerche/tecnologiche (R&T) per la difesa in seno della NATO.
L’Operazione Terrestre o Operazione Urbana (UO-2020) all’orizzonte dell’anno 2020 è uno studio che esamina la natura probabile dei campi di battaglia, i tipi di forze terrestri le loro caratteristiche e capacità.
Lo studio ipotizza l’andamento della popolazione mondiale entro l’anno 2020. Entro questa data il 70% della popolazione mondiale vivrà all’interno di zone urbane.
Il numero delle persone nel mondo supererà i 7,5 miliardi e ciò sarà causa di una spaventosa crescita demografica nelle città e/o metropoli incrementando l’urbanizzazione, provocando povertà, scontri e tensioni sociali.
La necessità di una presenza (militare) massiccia e dominante, tanto morale quanto psicologica, spesso su periodi di tempo prolungati, resterà una caratteristica unica e persistente delle Operazioni Urbane. Questa necessità entrerà nel conflitto attraverso la domanda pressante da parte del mondo politico e del grande pubblico per azioni rapide, decisive e chirurgiche…
Ricapitolando:
-         
le guerre future saranno all’interno delle città;
-         
avremo eserciti lungo le strade (NATO o forze militari preposte);
-         
dal punto di vista psicologico sarà normalissimo avere militari armati in città;
-         
politici e cittadini richiederanno l’intervento dell’esercito;
-         
le forze militari utilizzeranno ogni sorta di arma (letale e “non-letale” ad alta energia);
-         
sommosse, scontri sociali, manifestazioni potranno essere sedate dall’esercito…
-         stiamo andando verso la costituzione di uno “Stato militarizzato”.

Esercito a pattugliare le strade delle grandi città.
Ma solo per pochi mesi?

Questa affermazione non è l'ennesimo tentativo maldestro di voler accollare a carico dell'Alleanza militare occidentale oscuri disegni di militarizzazione della nostra società, bensì il frutto di nostre ricerche su alcuni progetti, condotti sotto la guida del Pentagono e riguardanti l'uso degli eserciti nelle megalopoli del futuro.
Si tratta del lavoro di esperti NATO UO 2020 nel gruppo di studio SAS 30 Urban Operation in the year 2020 , al quale partecipano dal 1998 esperti di sette Nazioni della NATO ( Italia, Canada, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda e Stati Uniti d'America ) e che ha gettato le basi per l'evoluzione dell'impiego dello strumento militare nello scenario più probabile del prossimo futuro.


Lo studio NATO U.O. (Urban Operations) 2020 Questo studio, ultimato negli ultimi mesi del 2002 e reso pubblico nei primi mesi del 2003, prima della guerra in Iraq, rende esplicito come in maniera omogenea il nocciolo duro del militarismo mondiale ritiene più che probabile le città del futuro come campo della Battaglia Finale, quella per la sopravvivenza del sistema capitalista e che il ruolo dello strumento militare avrà un carattere dominante anche in quelle che sembrerebbero essere normali operazioni di polizia urbana.
E' l'ambiente urbanizzato che si qualifica come il contesto nel quale l'Umanità del ventunesimo secolo condurrà una difficile vita: le sterminate megalopoli abitate da decine, se non centinaia, di milioni di esseri umani concentreranno nel loro interno tutte le contraddizioni della società capitalista allo stadio supremo.
Differenze di classe e azzeramento dei servizi sociali ,capaci di attutire il senso diffuso di ingiustizia, degradamento delle complesse regole di interazione tra diversi strati della popolazione, scarsità di cibo e di lavoro genereranno forti conflitti tra diversi strati sociali,coinvolgendo il sistema statale locale e/o organismi e attività multinazionali
In questo contesto che le normali forze di polizia non saranno in grado di condurre operazioni tra folle "ostili" o semplicemente "complici" dei nemici da colpire e neutralizzare senza il rischio di forti perdite o addirittura ritirate catastrofiche da banlieus in fiamme. Rischi di effetto domino su scala mondiale con scene di folle tumultuanti, affamate e disperate che assaltano centri commerciali, quartieri dell'alta borghesia e centri di potere provocherebbe il panico nell'intero sistema capitalistico. L'invio dell'esercito condotto con armi tradizionali e all'ultimo momento potrebbe essere addirittura controproducente scatenando ancor più le folle e i partiti di opposizione.
Per questo motivo nello studio UO2020 si consiglia così di iniziare gradatamente in base alle necessità ad utilizzare l'esercito in funzione di ordine pubblico man mano che la crisi mondiale quella che è ipotizzata per il 2020, si avvicina.


Piccoli interventi crescono. Nel frattempo ogni paese aderente a questo gruppo compresa l'Italia deve finalizzare reparti appositi che si specializzino per condurre le operazioni di contenimento delle folle e di controllo del territorio compresi i rastrellamenti a caccia di sovversivi ed agitatori nei quartieri.

Il ruolo italiano nella costituzione dell'esercito internazionale antisommossa 
L'Italia in questo campo ha proposto la possibilità di sviluppare nuove specializzazioni e di preparare personale addestrato a muoversi e combattere negli ambienti urbani ove occorre isolare quartieri, edifici, abitazioni, ma anche padroneggiare gli impianti di comunicazioni e distribuzione dell'energia e dell'acqua.
In effetti l'Italia è considerata da USA e Gran Bretagna come uno di migliori fornitori di personale addestrato ad operazioni antisommossa a partire dai reparti dei Carabinieri che sono inquadrati, principalmente nell'area balcanica nelle MSU.
Da quando l'Italia si è impegnata a fornire personale nelle guerre umanitarie, aree militari sono state attrezzate per ricostruire ambienti urbani e rurali dove si addestrano carabinieri, parà, assaltatori e bersaglieri che vanno ad operare all'estero, mentre gli stessi reparti di polizia militare sono addestrati realmente, nell'ambiente metropolitano, con l'impiego di ordine pubblico quotidiano sul territorio nazionale e sono gli stessi che presto grazie al nuovo decreto sulla sicurezza del governo berlusconi vedremo operare nelle grandi città e a guardia di siti di rilevanza nazionale: discariche centrali nucleari in costruzione, termovalorizzatori ecc.
Addestramenti sul territorio nazionale sono stati condotti da tempo come per esempio quello del 28 febbraio 2003 che si concludeva presso il Centro di Addestramento alle CRO (Crises Response Operation/Operazioni di risposta alle crisi) di Cesano con la certificazione del 2° Corso per Istruttori della Forza Armata di "Controllo della folla" .
Corso svolto alle porte della capitale dal 17 al 28 febbraio condotto da istruttori della 2a Brigata mobile dei Carabinieri a cui hanno preso parte 7 Ufficiali, 19 Sottufficiali e 3 Vfb. E in cui a far da comparse nel ruolo dei sovversivi tumultuanti c'erano 50 Volontari in Ferma annuale del 7° Reggimento Bersaglieri.
La ricerca ossessiva di sistemi di controllo della popolazione ha nello studio NATO UO2020 alcune parziali risposte di natura tecnologica.


Il Reparto Logistico - Progetto tecnologie avanzate. Nello Stato Maggiore dell'Esercito Italiano è il Reparto Logistico- Progetto tecnologie avanzate che sta curando l'applicazione di quanto appreso nel Gruppo di lavoro NATO Urban operations 2020.
Lo Scenario URBAN WARFARE coniugato alla lotta al terrorismo globale, ovvero a tutto ciò che potrebbe essere pericoloso all'Impero Globale è affrontato su tutti i suoi aspetti, fuorchè le motivazioni che potrebbero essere le radici di forme di contestazione "estreme" , quale anche quella del passaggio dalla opposizione politica a quella armata.


I ROBOCOP imperiali. Il futuro soldato che l'Esercito Italiano impiegherà per le operazioni urbane sarà dotato oltre che da armi convenzionali ultratecnologiche, come già spiegato nel paragrafo "il sistema soldato", anche di sistemi d'arma bivalenti letali /non letali. E' un esigenza che nasce dalle numerose operazioni di "guerra umanitaria" nelle quali il nostro esercito da oltre un decennio è pienamente coinvolto con le operazioni all'estero, ma anche dall'esperienza di operazioni di polizia ed ordine pubblico interno nelle quali esso si è trovato a collaborare con altre forze di polizia ( es. Vespri siciliani) o operare autonomamente (operazioni antimmigrazioni controllo coste del Salento)od infine in occasione di summit internazionali (es. Genova 2001 o Pratica di Mare 2003).

Il programma armi non letali. Nel programma "non lethal weapons" redatto dallo Stato Maggiore Esercito sono previste le forniture ai reparti di una nuova famiglia di bombolette spray al peperoncino di diverse dimensioni e portata, tali da essere utilizzate efficacemente contro gruppi composti da numerose persone o contro singoli. Queste bombolette diventeranno così una dotazione base montata sui mezzi dell'esercito, blindati, carri armati, jeep ma anche come "arma da fianco" per ogni singolo soldato impiegato in "operazioni umanitarie".
Con queste specifiche l'esercito italiano sta finanziando piani di ricerca e sviluppo in collaborazione con le industrie interessate sia italiane che estere.
Per le operazioni antisommossa e di controllo urbano lo stato maggiore dell'esercito italiano sta definendo un programma di sviluppo di armi letali/non letali, in particolare fucili automatici dotati di puntamento ottico, che farebbero uso di "proiettili ad alta deformabilità e ad energia cinetica costante.”
A causa di problemi di bilancio solo poche risorse finanziarie sono state potute esser destinate a questi avveniristici progetti, ma ora che con il plauso del parlamento e dell'opinione pubblica spaventata da clandestini e microcriminalità, vedremo i blindati dell'esercito aggirarsi per i nostri quartieri, le richieste di migliori e più consone dotazioni si faranno pressanti.
Grandi affari quindi per le industrie che con molta discrezione da 10 anni (con l'assenso di governi di centro sinistra e centrodestra succedutisi alternativamente) a questa parte stanno tessendo una lunga rete trasversale di simpatie e di interessi e che non vedono l'ora di mostrare l'efficacia dei nuovi prodotti sui corpi di clandestini, accattoni, prostitute, drogati e scippatori, prima o poi su sovversivi contestatori di una società che produrrà miliardi di diseredati e un pugno di nababbi, infine sull'umanità sofferente del terzo millennio.

(Antonio Camuso OSSERVATORIO SUI BALCANI DI BRINDISI )
Stralcio e integrazione di uno studio sulla militarizzazione nelle megalopoli del futuro, ad opera dello stesso autore

lunedì 31 agosto 2015

Mare inquinato: è certo che qualcuno pagherà i danni


Nei giorni scorsi abbiamo raccolto le istanze dei bagnanti che si lamentavano per non aver goduto del mare a causa dell'inquinamento e anche per "timore" dopo i recenti danni alla cute e patologie gastroenteriche e febbrili di molti bambini. Pare siano già 40 le famiglie di questi bimbi che procederanno per vie legali a chiedere risarcimento danni. Dal canto nostro volevamo informare i cittadini della possibilità di essere risarciti del danno subìto ed avevamo organizzato un incontro pubblico che per motivi di ordine pubblico ci siamo visti costretti a rinviare a data e luogo da stabilire perchè il luogo che avevamo scelto era sul marciapiede nel tratto del lungomare antistante al punto critico di balneabilità , dove le acque a detta del Sindaco di Pescara e dell'ARTA sono notoriamente "scarse"per la balneabilità. Avremmo illustrato le sentenze della Cassazione che sanciscono il risarcimento ai turisti bagnanti da parte degli operatori turistici e la sentenza del Giudice di Pace di Sorrento che stabilisce risarcimento anche ai residenti, ai non turisti. 

Soprattutto quest'ultima sentenza potrà interessare i pescaresi che hanno frequentato i tratti di mare inquinato ma soprattutto potrà interessare la giunta pescarese del Sindaco Alessandrini perchè il caso della costiera sorrentina è analogo a quello di Pescara.

Infatti il Giudice di Pace di Sorrento stabilisce che utenti e bagnanti possono aver diritto al risarcimento dei danni nel caso di mare sporco. A Sorrento, sulle questioni del mare inquinato, dei depuratori non funzionanti, dei bagnanti in fuga dalle spiagge, e del possibile disastro ambientale, si era teso a sdrammatizzare, quasi a voler mettere in secondo piano le chiazze nerastre che viaggiavano in mare. Tutto ciò anche a causa dei dati rassicuranti forniti dall'Arpac, l'Agenzia Regionale per l'Ambiente, che subito dopo l'ondata di allarmismo, ha effettuato dei prelievi, giudicando il mare "balneabile" e l'inquinamento "transitorio". ll giudice ha ritenuto di riconoscere al cittadino un danno economico, in quanto sarebbe stato leso il proprio diritto alla salute. La sentenza è giunta a chiare lettere dopo che diverse associazioni presenti sul territorio tra penisola sorrentina e Castellammare di Stabia, hanno presentato una considerevole mole di documentazione sia per ciò che riguarda le analisi delle acque, sia per i depuratori non funzionanti.


I cittadini e gli operatori turistici, albergatori e balneatori, possono rivalersi contro chi ha omesso le ordinanze di divieto di balneazione e contro i responsabili della gestione dei depuratori e della sanità.
E' proprio il caso analogo a quello che è successo a Pescara. In sintesi, qualcuno pagherà nonostante il sindaco di Pescara, Alessandrini, e la sua maggioranza, stiano cercando di sminuire l'accaduto difendendosi con un'arrampicata di specchi sul fatto che le ordinanze non sono state rese pubbliche perchè vi era la "premonizione" che le acque sarebbero tornate balneabili.

Va ricordato ai lettori che la tubatura fognaria si è rotta ben 11 volte senza che la cittadinanza sapesse nulla. In Commissione Vigilanza del Comune di Pescara, dove sono intervenuti esponenti tecnici di ARTA ed ACA , è emerso che non si ha contezza di quanto acido peracetico sia stato utilizzato durante le 11 rotture fognarie. Durante la stessa commissione ci furono veementi difese delle omissioni del sindaco da parte di un consigliere di maggioranza che è rappresentante del sindacato balneatori.

Per i balneatori si pone una scelta gravosa perchè da un lato essi pretendono il risarcimento dei danni economici , mentre dall'altro il loro rappresentante eletto difende a spada tratta la scelta di omettere un atto pubblico per l'incolumità della salute dei cittadini ,come è l'ordinanza sul divieto di balneazione, per un mero rapporto economico di costi/benefici per i balneatori.
Gli stessi balneatori che hanno fatto pressioni sulla Questura di Pescara affinchè non svolgessimo l'incontro pubblico per informare i cittadini sul diritto al risarcimento danni.
Non ci si può appellare alla scusa che per non apparire un'amministrazione schizofrenica l'ordinanza non è stata fatta perchè il giorno dopo sarebbe stata tolta. Il sindaco di Martinsicuro in provincia di Teramo non ci pare uno schizofrenico ma uno che segue la legge ed ha ordinato il divieto di balneazione per un solo giorno in quanto i dati precedentemente inquinati erano tornati nella norma a distanza di poche ore.
Anche a Rimini, dove introitano miliardi con la stagione balneare, il sindaco non si è fatto remore nè alcun conto tra costi e benefici ma ha ordinato cautelativamente il divieto di balneazione prima ancora di avere il risultato delle analisi.
A Pescara no. A Pescara abbiamo un sindaco veggente
In tutta questa vicenda solo una cosa è certa: qualcuno pagherà i danni e non saranno certamente i bagnanti ignari.

Intanto che organizziamo l'incontro pubblico vi invitiamo a partecipare alla seduta del consiglio comunale straordinario di Pescara che si terrà giovedì 3 settembre alle ore 16,30.
La cittadinanza si potrà rendere conto delle gravi omissioni del sindaco e di chi lo sostiene.

E.Z.

venerdì 14 agosto 2015

Dopo l'inquinamento del mare tocca alla sabbia



Tanto tuonò che piovve. Sono scattati i sequestri dei documenti dell'Arta, dell'ACA e del Comune di Pescara in merito alla torbida vicenda dello sversamento in mare di liquami fognari per la ripetuta rottura della conduttura fognante. Scrivemmo già il 4 giugno in questo post  http://terranostraitalia.blogspot.it/2015/06/inquinamento-mare-balneatore-minaccia.html .

Dopo l'ultima grave rottura del 28 luglio 2015 si sono accesi i riflettori dell'opinione pubblica e della magistratura sulle omissioni del sindaco Alessandrini che non ha mai avvisato la cittadinanza delle 11 rotture, nè tanto meno di quella del 28 luglio scorso che per 17 ore ha sversato in mare i liquami fognari. Oltre 45 milioni di litri di acque putride sono stati sversati in mare ai quali si aggiungono 450 litri di acido peracetico usato direttamente nelle fogne anzichè nella vasca di decantazione del depuratore. Silenzio assoluto della giunta comunale che si è limitata a dire che il danno era stato riparato. Silenzio assoluto su eventuali rischi di quello sversamento. Nessuna comunicazione nè atto ufficiale di divieto di balneazione per l'alto tasso di inquinamento che si è avuto. L'assessore all'ambiente dice che era sabato quando hanno ricevuto i risultati delle analisi. Cosa c'entra ? Di sabato non si emettono ordinanze ? I telefoni e le mail non funzionano per avvisare gli organi preposti, la stampa e gli stabilimenti ? Una brutta storia che si spera verrà chiarita con le responsabilità e l'omissione del sindaco. Molti bimbi hanno riportato lesioni cutanee e sintomi di vomito e gastroenterite proprio a ridosso di quel fine settimana e per i giorni successivi. Ora tocca alla magistratura ufficializzare tali responsabilità. 

Nel frattempo noi puntiamo l'attenzione anche sulle sabbie prelevate a ridosso della foce del fiume e che sono state utilizzate per il ripascimento del litorale pescarese. sabbie che depositano tutto il materiale fuoriuscito per ben 11 volte dal 6 aprile 2015 , quando si ruppe per la prima volta la conduttura fognaria. Quelle sabbie sono state prelevate a giugno durante le operazioni di dragaggio sotto il molo nord, dove ci sono i trabocchi, e sono state distribuite sul litorale per il ripascimento delle spiagge di alcuni stabilimenti balneari. Le sabbie non sono state analizzate, almeno non risulta pubblicamente. Sono state gettate tal quale sulla spiaggia e potrebbero contenere sostane tossiche e residui contaminanti. 

Ricordiamo che durante la precedente amministrazione di centrodestra, il ripascimento fu bloccato dagli ambientalisti e le sabbie furono accantonate nella vasca di decantazione che è sul molo del porto per essere esaminate. C'era il rischio che le sabbie potessero contenere DDT. Quelle sabbie sono lì ammassate dal 2010 mentre quelle prelevate a giugno sono state distribuite sulle spiagge. Le domande che poniamo sono:

1) sono state fatte le analisi alle sabbie ?
2) dove sono i risultati ?
3 ) su quali tratti del litorale pescarese sono state scaricate ?

Domande legittime che avrebbero dovuto fare le associazioni ambientaliste. Associazioni che avrebbero dovuto bloccare da subito il ripascimento e chiedere le analisi. Forse queste associazioni sono talmente politicizzate che non hanno osato interfenire con una giunta che annovera un partito chiamato Sinistra Ecologia Libertà, silente anch'esso..alla faccia dell'ECOLOGIA

Attendiamo risposta alle nostre 3 domande e buon bagno

martedì 7 luglio 2015

Il governatore D'Alfonso tra i presunti ricattatori di Chiodi






Tutti gli abruzzesi ricorderanno quando il presidente emerito della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, denunciava pubblicamente le pressioni che stava ricevendo dai "poteri forti" in merito alla manovra di riequilibrio dei conti tra Regione e imprenditori della Sanità Privata. 





Tutti gli abruzzesi ricorderanno che l'altro presidente emerito della Regione Abruzzo, Ottaviano Del Turco, finì sotto processo per aver toccato anch'egli i conti della Sanità Privata parlando di "attacco dei poteri forti" della Sanità Privata. 

Tutti ricorderanno la vicenda di Piero Marrazzo, presidente emerito della Regione Lazio, arrestato per scandali sessuali e di presunto giro di droga. ( Uccisero anche uno dei testimoni fondamentali del processo )

Tornando a Gianni Chiodi, nei giorni scorsi è uscito l'articolo in cui si fanno i nomi di chi avrebbe ricattato l'ex governatore D'Abruzzo e tra questi spiccano il nome dell'attuale presidente regionale, Luciano D'Alfonso, insieme all'ex onorevole Daniele Toto, nipote dell'imprenditore Toto amico di famiglia di D'Alfonso e suo pigmalione, e insieme al nome dell'imprenditore della sanità privata, Pierangeli, presidente dell'Aiop e notoriamente amico di D'Alfonso. 

Vengono così alla luce alcuni nomi che l'ex senatore dell'IDV ed ex consigliere regionale, Alfonso Mascitelli, chiese a Chiodi di fare pubblicamente.
 http://www.primadanoi.it/news/abruzzo/549559/Abruzzo-e-poteri-occulti--Mascitelli.html

Oggi l'ex senatore dell'IDV fa il Commissario all'Agenzia Sanitaria Regionale d'Abruzzo ed è stato nominato proprio dalla Giunta presieduta da D'Alfonso, il cui nome affiora tra i presunti "ricattatori" di Chiodi. 

Ora si chiede all'ex senatore Mascitelli, uomo sempre pronto a sbandierare trasparenza legalità e giustizia,  di chiedere pubblicamente al suo attuale governatore di chiarire le accuse di Gianni Chiodi. Accuse che formalmente non sono mai state sottoscritte dinanzi agli inquirenti ( come si legge nell'articolo ) ed è per questo motivo che si chiede all'ex presidente Gianni Chiodi di chiarire ufficialmente queste "voci" e chi gliele abbia dette per poter ricollegare il bandolo della matassa e trovare fondamento a quello che hanno scritto i giornali, per verità e giustizia nei confronti degli abruzzesi.

I nomi sono usciti fuori e sono di dominio pubblico e non è gradevole da parte degli interessati vedere adombrare i propri nomi, non è bello inculcare il tarlo del dubbio nei confronti dei cittadini. E poi, noi non riusciamo a vedere D'Alfonso come "ricattatore" e ,forse, non l'ha mai visto nessuno ricattare.

Intanto, dalla nuova giunta regionale arrivano 7,8 milioni di euro alle cliniche private mentre chiudono i punti nascita dei presidi ospedalieri abruzzesi per la "spending review" 


e Chiodi va sotto processo per aver tagliato i fondi alle cliniche private che lo hanno accusato di violenza ed abuso di ufficio per i suddetti tagli ai tetti di spesa.



P.S.:
a titolo di curiosità, per gli abruzzesi e per tutti i nostri contatti sparsi per l'Italia, ecco cosa scrive la rivista di geopolitica LIMES in merito alla situazione della Sanità Abruzzese prima che si insediasse la Giunta Chiodi.

"Un eccesso di cliniche private convenzionate che non di rado fanno le stesse cose degli ospedali pubblici, ma a prezzo assai più caro"